Di fronte al passato: perchè ricordare Sacco e Vanzetti

“Here’s to you Nicola and Bart, rest forever here in our heart”: così comincia a famosa Ballata di Sacco e Vanzetti, due anarchici italiani che negli Stati Uniti furono ingiustamente accusati di omicidio e per questo condannati a morte. Oggi l’America riconosce la loro piena innocenza.
Credo fortemente che questo episodio, ormai quasi dimenticato, debba essere ricordato non solo perché fu un atto atroce e crudele, non solo perché fu una delle tante conseguenze delle varie discriminazioni razziali e dei pregiudizi nei confronti degli immigrati e perché fu uno dei primi esempi di intolleranza politica contrasta in maniera brutale, ma soprattutto perché, a mio parere, dovrebbe servire come da monito ai contemporanei: infatti, le condizioni di questi due uomini e di tutti gli altri italiani che erano emigrati in America non sono poi così tanto diverse da quelle di molti degli odierni immigrati. Proprio per questo dobbiamo ricordare che anche noi fummo vittime di pregiudizi, di sfruttamenti e di ingiuste violenze.
La vicenda che portò all’ingiusta morte di Sacco e Vanzetti avvenne negli Stati Uniti durante la primavera del 1920, un periodo piuttosto difficile in quanto quel Paese, tra il 1880 e 1920, dovette affrontare l’arrivo di più di quattro milioni di italiani: ciò provocò una violenta reazione da parte della società benestante americana che cominciò a ritenere gli italiani inferiori, ad assegnare loro i lavori più umili e a costringerli a vivere in condizioni disumane.
Mentre scrivo ciò non possono non venirmi in mente le immagini di tutti i clandestini che sono costretti a vivere ammassati in case fatiscenti ed in condizioni igieniche davvero precarie. Come gli italiani nell’Ottocento così oggi gli stranieri sono considerati incivili, sporchi e sono ritenuti “coloro che rubano il lavoro a degli onesti cittadini”. Ritengo che un Paese non possa definirsi “sviluppato” e “moderno” se in loro sono ancora presenti i germi dell’intolleranza religiosa, politica e culturale: solo senza di essi, infatti, gli uomini potranno iniziare davvero a cooperare e ad aiutarsi reciprocamente.
Sacco e Vanzetti furono giustiziati nel cosiddetto periodo della “Red Scare” in cui il governo statunitense varò delle misure repressive nei confronti dei comunisti, dei socialisti e degli anarchici (tutti movimenti cui molti italiani aderirono) ma credo si possa instaurare un forte parallelismo tra questa “Paura Rossa” e le moderne forme di “islamofobia” e “arabofobia”: è pur vero che la prima fobia citata è di carattere politico, mentre le ultime due sono di carattere religioso, ma i risultati cui si arriva sono pressoché identici: a causa dei pregiudizi nasce la “paura degli altri” che a sua volta crea una forte intolleranza che si risolve con l’utilizzo degli stranieri come capri espiatori: non appena accade qualcosa di negativo, infatti, il dito è prontamente puntato su di loro. In conclusione, sostengo fortemente la necessità di ricordare Sacco e Vanzetti, ingiustamente morti, in nome di quei valori, quali la tolleranza, il rispetto e l’accoglienza che dovrebbero essere propri di una nazione davvero “moderna”.

Irene Branchi Mondo Liceo C. Cavour Torino

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